L’attuale evoluzione delle tecnologie informatiche permette la creazione di mondi virtuali che con vari nomi (metaverso, realtà virtuale, filmati 3D e 360°) promettono di simulare le sensazioni spaziali e sonore percepite da due dei nostri cinque sensi: vista e udito.
Le ricerche in questo campo, la cui origine è simbolicamente riconducibile alla data di nascita della fotografia (immagine ripresa da Joseph Nicéphore Niépce nel 1827), sono molto avanzate.
Siamo in grado di riprodurre con definizione e profondità quasi indistinguibili dalla realtà immagini fisse e in movimento, con i relativi suoni, e grazie alla intelligenza artificiale anche generare nuovi contenuti, rappresentazioni realistiche di una realtà immaginata. Per gli altri sensi (gusto, olfatto e tatto), il percorso sarà probabilmente ancora lungo, ma ci stiamo lavorando.
Una importante evoluzione della fotografia è stata la possibilità di aggiungere l’effetto della tridimensionalità, che permette di percepire la distanza dei vari elementi dell’immagine. Dal punto di vista della fisiologia umana, questo effetto è dovuto alla capacità del cervello di valutare le differenze delle due immagini “viste” dagli occhi da due prospettive leggermente diverse. La distanza media fra gli occhi umani è di circa 6,5 cm. Quindi per ottenere una fotografia tridimensionale è necessario riprendere due immagini da due posizioni distanti 6,5 cm, e visualizzarle contemporaneamente con un dispositivo che proietti su ciascun occhio l’immagine corretta.
Il primo di questi strumenti, chiamati stereoscopi, fu realizzato da sir Charles Wheatstone, fisico e inventore britannico, nel 1832: si trattava di un ingombrante dispositivo a specchi, che nel 1838 venne brevettato e presentato da Wheatstone alla Royal Society di Londra.
L’anno successivo un altro inventore scozzese, Sir David Brewster, sostituisce gli ingombranti specchi con piccole lenti, realizzando un comodo strumento binoculare.
Nel 1851 lo stereoscopio di Brewster venne presentato all’Esposizione Universale al Crystal Palace di Londra, suscitando l’interesse della regina Vittoria che ne ordinò un esemplare per suo utilizzo. Forse anche grazie all’esposizione mediatica derivante da questo episodio, l’interesse per la stereoscopia e i suoi strumenti, che furono realizzati in varie tipologie da fabbricanti in Europa e Stati Uniti, divenne una vera e propria moda, di grande successo commerciale.
Il suggestivo effetto di rilievo e profondità suggerito da queste immagini, osservate attraverso gli stereoscopi, amplificava l’impressione della realtà trasmessa dalla fotografia.
Le foto tridimensionali venivano realizzate inizialmente in bianco-nero o colorate a mano su cartoncino, poi su lastre di vetro, solo più tardi su pellicola. L’utenza, anche per i costi elevati, era rappresentata sopratutto dalla borghesia. Le immagini stereoscopiche venivano prodotte da fotografi e aziende editoriali che le distribuivano per utilizzo in campi ricreativi ed educazionali. Erano di norma foto di celebri personaggi, palazzi, monumenti, eventi o panorami di paesi lontani.
La London Stereoscopic Company, la maggiore azienda inglese del settore, fondata nel 1854, vendeva dispositivi a prezzi accessibili; i suoi fotografi giravano in tutta Europa per scattare immagini stereoscopiche. Nel 1856, l’azienda aveva 10.000 immagini nel suo catalogo e nel giro di sei anni erano cresciute fino a un milione.
La diffusione ad una utenza più popolare degli stereoscopi si realizzò inizialmente negli Stati Uniti, quando nel 1931 l’azienda True-Vue immise sul mercato il primo dispositivo a basso costo, basato inizialmente sull’uso di una striscia di pellicola in b/n nel formato 35 mm e dal 1951 su pellicola a colori di 16 mm montata su cartoncini a gruppi di 7 immagini doppie.
Nel 1951 fu inoltre acquistata dall’azienda concorrente proprietaria del marchio View-Master, che con il suo sistema a dischi di cartone con 7 immagini divenne per decenni leader del settore a livello planetario. Dalla fine degli anni settanta l’intero settore della fotografia stereoscopica entrerà in crisi, a motivo dell’avvento dei personal computer e della fotografia digitale.
Lo Stereoscopio del Liceo Beccaria
Lo stereoscopio recentemente restaurato da Arass-Brera era conservato nell’archivio storico del Liceo Beccaria di Milano. Non veniva utilizzato in quanto danneggiato nella parte ottica. A seguito dell’interessamento della associazione HORA, ARASS-Brera è stata contattata dalla responsabile dell’archivio della scuola per possibili piani di recupero dello strumento.
Da una prima ricognizione in loco è apparso che lo strumento, realizzato nel 1916 dal fotografo militare della prima guerra mondiale Luigi Marzocchi (1888-1970), era gravemente danneggiato nella parte ottica del visore. Infatti, a causa di una caduta dal piedistallo sul quale era custodito, si era fracassata una delle lenti oculari del sistema ottico ed il mobile in legno mostrava segni di cedimento e di attacco di insetti xilofagi.
Intatta era invece la struttura contenente le lastre fotografiche, immagini che rappresentano una importante testimonianza iconografica della partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. Le stereoscopie riprese dal Marzocchi furono probabilmente commissionate dallo Stato Maggiore dell’esercito a scopo documentale o promozionale, e rappresentano una importante testimonianza storica del periodo.
La completa opera del Marzocchi è stata catalogata dal Ministero beni Culturali, consultabile a questo indirizzo; ulteriori dettagli sono reperibili a questo indirizzo.
Lo strumento è stato quindi trasportato nel nostro laboratorio di via Piranesi, dove è stato sottoposto ad un accurato restauro del mobile e ad accurata pulizia delle diapositive in vetro.
Per quanto riguarda la lente danneggiata, considerate le finanze del Liceo, è stato deciso di non far realizzare ex novo una lente di caratteristiche adeguate, ma di attivare piuttosto una ricerca sul mercato dell’usato. Non avendo reperito nulla di adeguato né in Italia né in Europa, ci siamo rivolti ad un fornitore USA che già in passato ci aveva aiutato a risolvere problemi che apparivano insormontabili. Gli abbiamo richiesto se avesse qualche lente di diametro 40 mm e lunghezza focale di circa 130 mm; dopo alcuni giorni abbiamo ricevuto risposta affermativa, in quanto il fornitore aveva reperito una qualche attrezzatura militare americana dismessa che utilizzava lenti di caratteristiche rispondenti alla nostra richiesta. Il prezzo di questo materiale, costo delle pratiche doganali e del trasporto compresi, si rivelava molto abbordabile, pur considerando che andava sostituita anche la lente dell’oculare ancora integro al fine di avere caratteristiche ottiche simmetriche nel visore stereoscopico.
Raggiunto l’accordo, abbiamo ordinato le due lenti che pur richiedendo una leggera molatura per poter essere adattate allo strumento, sono state rimontate nella posizione corretta, dando la possibilità di ritornare ad utilizzare uno strumento perfettamente funzionale.
Lo stereoscopio del Liceo Beccaria, oltre che preziosa testimonianza di tecnologie italiane ultracentenarie, permette anche di tornare a rendere visibili oggi una serie di fotografie profondamente drammatiche e veritiere delle vicende del fronte italiano della prima guerra mondiale.
* Immagini del restauro riprese dai volontari di ARASS-Brera nel laboratorio di via Piranesi